Da donna a madre
Dando alla luce il proprio bambino, la donna diventa madre. È un passaggio che può portare dubbi e paure, necessità di analizzare con calma i cambiamenti avvenuti, perché questa evoluzione della donna non è solo un fatto fisico, ma emotivo e psicologico, che comporta una grande trasformazione interiore.
Un rito di passaggio
Affrontare la maternità non lascia indifferenti: nessuna mamma può dire, se si guarda dentro con sincerità, di essere sempre la stessa dopo una maternità. Tutte le mamme (qualunque sia il loro modo di pensare, il loro stile di vita, il loro modo di essere genitore) subiscono una metamorfosi che può essere più o meno integrata nella loro persona, o accettata. Ma il cambiamento c’è sempre. Ed è proprio come un rito di passaggio.
La serie tv canadese Workin’ Moms, presente nella piattaforma Netflix, nonostante il titolo all’apparenza selettivo, si focalizza sull’unicità e la diversità di ogni donna: mamma e non mamma, lavoratrice e non lavoratrice.
Il telefilm affronta il tema della maternità a 360 gradi, includendo anche coloro che non vogliono divenire madri. Viene anche “normalizzata” la figura del papà che sceglie di prendersi cura del figlio appieno, valorizzando l’equiparazione dei sessi e liberando la donna da convinzioni culturali che a lungo hanno assegnato ruoli impedenti la libera scelta.
La rubrica si focalizza sui temi riportati negli episodi della serie tv sopra citata, selezionandone gli argomenti. L’analisi di ogni tema avviene attraverso la lente dell’approccio psicologico sistemico – relazionale – simbolico – esperienziale.
La finalità principale è quella di rendere consapevole ogni donna del proprio diritto ad essere madre a modo proprio o di non esserlo affatto, senza per questo sentirsi “sbagliata”, ma sempre più incentivata a trovare la propria strada dentro di sé.
Diventare anche mamma
“E’ difficile pensare che sei la mamma di qualcuno.”
“Non ne hai idea.”
Nella prima puntata della prima stagione di Workin’ Moms questo è uno dei primi scambi tra Kate Foster, la protagonista, e il suo capo, poco dopo il suo ritorno al lavoro dal periodo di maternità.
Si dice che quando nasce un bambino, nasce anche una mamma e mai affermazione sembra più empatica. Alcune donne iniziano ad intessere la relazione più significativa della vita del proprio bambino sin dalla gestazione, altre dopo il parto, altre ancora dopo averne ottenuto l’adozione.
E proprio come quando un essere umano nel momento in cui nasce riesce naturalmente a trovare il seno materno per nutrirsi e dorme al bisogno, così una donna quando diviene anche madre è capace di esserlo in modo spontaneo. Una madre, infatti, riconosce dentro di sé i bisogni del proprio figlio, così come la donna che è in lei riconosce i propri bisogni.
Possono nascere delle difficoltà quando la donna che è appena divenuta mamma inizia a credere che l’esperienza altrui possa essere più rilevante del proprio “sesto senso” materno. In tal modo mette in discussione sé stessa e le proprie capacità innate, proprio come un bambino quando inizia a sollevarsi da solo e per elementi come l’ansia genitoriale rischia di ritardare il proprio sviluppo.
L’accettazione di sé stessa in quanto essere umano tra altri esseri umani aiuta la madre che nasce a sentirsi capace di capire proprio figlio.
I bambini spesso non si agitano solo per i propri bisogni, ma anche perché sentono l’ansia materna di non riuscire ad ottemperare ad introiezioni di aspettative altrui o di regole scritte sui manuali.
Purtroppo, non esiste alcun libro che possa spiegare come comportarsi con il proprio figlio, poiché ogni essere umano è differente e così lo è ogni situazione familiare in cui si viene a trovare. Eppure, ancora oggi alcune donne credono che possa esserci qualcuno che ne sa più di loro rispetto all’essere umano di cui è lei ad occuparsi e che spesso è uscito proprio da lei.
Il rischio che ne consegue è una donna che va in tilt, compressa tra come si muoverebbe naturalmente e ciò che crede di dover seguire per essere una buona mamma.
Uno dei pochi autori che una madre dovrebbe leggere è Winnicott, il quale sosteneva che la madre migliore non fosse quella perfetta, ma quella sufficientemente buona.
La maternità è un cambiamento emotivo, ormonale e fisico, dove il corpo della donna è in continua rapida evoluzione. È importante, dunque, affinché la donna non resti schiacciata da un forte Super Io, che impari ad ascoltarsi, perché solo lei può sapere cosa è meglio per sé e per il suo bambino. Nessun libro può avere la presunzione di sapere come funzionano due esseri umani che l’autore non ha mai incontrato.
Ebbene, come dice Kate Foster nello scambio con il proprio capo, è un passaggio complesso quello da donna a donna e madre ed è difficile riconoscere questo ruolo come una parte di sé. È fondamentale durante il transito non perdere sé stesse e la consapevolezza che il proprio modo di ragionare e di agire sia il migliore per sé e per la creatura di cui si è responsabili.
La preoccupazione materna primaria
È quel sentimento che nasce quando si diventa madri, anche se non sempre immediatamente, ci fa “sentire” insieme con il proprio bambino, si sa cosa prova (non sempre ma molte volte!) e non si può fare a meno di usare il suo punto di vista quando ci si approccia ad una situazione nuova. Alla mamma viene spontaneo pensare come il suo piccolo. Questo è un passaggio importante, la base dell’empatia e del rapporto che si crea col proprio piccolo.
È un meccanismo essenziale anche per riuscire a proteggere il proprio bambino dagli stimoli troppo forti per lui, quando è piccolo, e ci aiuta a capire, coi bambini più grandi, cosa si può proporre loro di volta in volta.
Cambio di priorità
Uno dei più forti cambiamenti che si verificano quando si diventa mamma è proprio questo. Prima venivano i propri interessi, seguiti da quelli del partner solitamente, ci si occupava del proprio corpo e del proprio benessere prima di tutto.
Da quando si diventa mamme, viene sempre prima quel piccolo fagottino, forse proprio perché quando nasce non sa esprimersi a parole, e ha bisogno della completa attenzione della sua mamma. Tutto il resto passa in secondo piano. Spesso all’inizio ci si sente spaesati dal non avere più i propri piccoli riti quotidiani, da svolgere con calma e in tranquillità. Spesso le cose che più davamo per scontate (mangiare seduti, con calma, dormire quando si ha sonno, lavarsi i denti, farsi una doccia quando se ne ha bisogno) non possiamo più farle così facilmente, tutti i tempi sono da ridefinire, rinegoziare con quel piccolo esserino che abbiamo tra le braccia.
Piano piano, col tempo, si riesce sempre di più a tornare ai ritmi di prima.
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