Emozioni in gravidanza
Questi cambiamenti sono spesso accompagnati da emozioni altalenanti quali gioia, paura, ansia, sorpresa, rabbia, che, se affrontate in solitudine o comunque senza un sostegno emotivo, possono essere vissute con maggior intensità.
Numerose donne si possono sentire in colpa se non amano il periodo della gravidanza, scontrandosi con la visione idealizzata della maternità. Non è raro, infatti, che alla scoperta di essere incinta vi siano donne che non gioiscono per la notizia o che non provano fin da subito affetto per il feto che portano in grembo. In realtà, questi sentimenti sono del tutto normali e segnalano il grande lavoro che la mente sta facendo per adattarsi alla nuova realtà.
Un’altra problematica che può insorgere nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, quando vi è un aumento di peso e la pancia risulta più visibile, è la preoccupazione per la propria immagine corporea. Molte donne vivono bene questi cambiamenti, altre invece tendono a preoccuparsi, in alcuni casi eccessivamente, dell’aumento di peso e del recupero della forma fisica dopo il parto. Molto spesso ci si trova a confrontarsi con le esperienze delle proprie madri o amiche che hanno avuto una gravidanza e può succedere che il paragone con le esperienze altrui porti a vivere male la propria. Questi cambiamenti nell’aspetto, nella forma e nell’attrattiva di una donna possono suscitare un complicato insieme di sentimenti.
Un’emozione molto comune in gravidanza è la paura. Nel primo trimestre può essere legata al timore di un aborto o a quello di fare qualcosa che possa nuocere alla salute del bambino. Nel secondo trimestre potrebbero sorgere paure per le immense responsabilità derivanti dal prendersi cura del neonato e quelle legate al desiderio di essere una buona madre. Vi potrebbe essere, infine, la paura di soffrire per il parto e la preoccupazione che qualcosa possa non andare bene durante il travaglio. In gravidanza, ansia e paura vanno spesso di pari passo. Vi sono situazioni in cui la fragilità emotiva, molto comune in gravidanza, associata a un’eccessiva preoccupazione, può sfociare in veri e propri stati di ansia o di depressione.
L’ansia provata in gravidanza ha uno specifico significato ovvero quello di attivare e preparare psicologicamente la donna al travaglio, al parto e al post-partum. Nei casi positivi questi livelli di ansia materna sono moderati e transitori, mentre nel caso in cui persistono e risultano invalidanti, l’ansia può divenire patologica.
Nello studio sull’ansia sono state identificate alcune ansie specifiche, le Pregnancy Specific Anxiety (PSA), che possono esordire e influenzare negativamente la gravidanza. Quelle più presenti in letteratura riguardano il parto e la salute del feto, in particolare timore per la presenza di anomalie o per la morte in pancia.
Recenti studi relativi al periodo gestazionale evidenziano come in oltre il 25% delle donne vi sia un aumento dei livelli di ansia clinica nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza, mentre nel secondo trimestre queste ansie hanno un declino.
Vi sono molte prove scientifiche che mostrano come l’ansia della gravidanza non influisca solo sulla salute delle donne ma ha anche un impatto sul parto e sul basso peso del bambino alla nascita. Alcune ricerche rilevano una continuità dell’ansia patologica fra pre e post parto, anche se dopo il parto il livello di ansia clinica tende a decrescere. Durante il periodo perinatale, l’ansia patologica può presentarsi in comorbidità con la sintomatologia depressiva.
Per tale ragione, quando le preoccupazioni assumono caratteristiche di forte pervasività, attraverso pensieri e immagini che risultano difficilmente controllabili e che portano a stati affettivi negativi, è importante che le ansie specifiche della gravidanza siano considerate fattori di rischio per la relazione madre-bambino in quanto perdono la specifica funzione adattativa.
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